Con questa progettualità (unica nel suo genere su l’intero territorio italiano) si è tentato, però, di andare oltre. Con tale attività, infatti, si è voluto ridare voce e ruolo a queste persone che, all’interno della nostra società, troppo spesso si muovono come “entità invisibili” o “fantasmi”, quasi che l’età anagrafica e la malattia le abbiano trasformate in “non persone”, incapaci di comprendere ed esprimere qualunque pensiero ed emozione, completamente avulse dal contesto sociale in cui vivono.
La loro diffusione (in alcune mostre mercato a cadenza periodica sul territorio regionale) consente all’equipe di cura di affrontare in contesti più “lievi” tematiche molto impegnative e di cui si fa fatica a parlare.
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